La breve silloge “Quel che rimane in pezzi fra le mani” si presenta originale e variegata dal punto di vista formale: accanto a versi lunghi o spezzati è possibile infatti trovare componimenti ad andamento prosastico, poesie di struttura più tradizionale ed anche alcuni haiku. Il tono è pure esso mutevole, a volte leggero ed evocativo, altre ironico, altre ancora quasi sperimentale nelle scelte lessicali e grafiche. Il maggiore merito dell’autore però non risiede nel semplice padroneggiare forme espressive così diverse tra loro, quanto nel riuscire a renderle funzionali alla costruzione di un percorso omogeneo e legato da alcune tematiche fondamentali: la futura nascita di un figlio, la fragilità preziosa delle relazioni umane, un senso di religiosità convinta ma al tempo stesso non priva di dubbi soprattutto quando si trova ad affrontare il mistero della morte.
Poesia del cuore che abbiamo visto battere
Un cuore impara a fare il cuore anche non udito
Qualcuno ha bussato alla nostra porta mentre eravamo fuori
la pioggia tamburellava sul tetto a metà del sonno e non ce ne siamo accorti
Benedetto allora il cuore che cuce il tempo
centoventi virgole d’ago al minuto
per dire, per dire, per dire,
(imparano di nuovo a contare
le nostre bocche spalancate nel rintocco dell’ecografo)
più uno, più uno, più uno, più uno, più uno, più uno, più uno,
*
«Certo che so i nomi degli uccelli,
vedi laggiù?, un rondotto, un carderello,
e poi un tordirosso e questo frullo
forse è una colibrettola, non so, aguzziamo gli occhi »
«Certo che so le lingue degli uccelli
e perfino i dialetti, c’era un libro nello studio di tuo nonno
e quand’ero ragazzino ci parlavo, ma è un secolo
che non cip cip ciprovo
pìup pìup pìup più »
«Non conosco i pensieri degli uccelli,
ma loro sanno i nostri, tu che dici?, tutto il tempo ad osservare
noi che portiamo il mondo avanti o indietro
e fanno appena un cenno col capino e
continuano a cantare »
*
E non sappiamo come ce ne andremo
non sappiamo nemmeno che cos’è andarsene
raccogliere le proprie cose per portarle da nessuna parte
e non sappiamo come ce lo chiederanno gentilmente forse
mi dispiace disturbarla ma dovrebbe cedere questo posto
prego si accomodi le mostro la strada o non ci sarà piuttosto
richiesto soltanto nel puro gesto di una mano che ci solleva per le spalle
come fossimo meri appendianime
qui tollit peccata mundi e ci toglie a noi stessi
E non sappiamo perché ce ne andremo a evaporare come il cerchio
di fiato che faceva il vetro appena un po’ più trasparente
Probabilmente
nulla ci sarà chiesto e non potremo domandare
e crederemo di rimanere quando già saremo
altrove a non rispondere all’appello
E non sapendo impareremo a essere stati
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